“Occupiamo Wall Street” si sta evolvendo. Nella sua terza settimana, il movimento di protesta non solo continua a crescere, ma sta maturando e sta diventando più forte in modo impressionante.
Quello che è iniziato come un raduno di poche centinaia di attivisti indipendenti per protestare a Wall Street, e di poche dozzine che avevano la determinazione di ampliare la protesta accampandosi nel distretto finanziario di Manhattan, è diventato qualche cosa di moto più grosso. E’ diventato la personificazione delle speranze progressiste di vecchia data che gli Americani che sono stai colpiti duramente dalla crisi economica – quelli che sono rimasti senza lavoro, indebitati, sottoimpiegati, o esclusi o insicuri – sarebbero impazziti abbastanza da dare sfogo pubblicamente al loro sdegno verso gli oligarchi che per troppo tempo hanno snaturato la nostra politica democratica e che hanno creato grave disuguaglianza nel nostro paese.
Il movimento si sta rapidamente diffondendo ad altre città del paese: Boston, Chicago, Los Angeles, St.Louis, Philadelphia, San Francisco e Washington, D.C: oltre a molti altri e ha progredito sotto alcuni aspetti molto promettenti. Vi parlo di tre:
1. Il problema della richiesta è stato risolto
Durante le prime due settimane dell’azione, il problema se “Occupiamo Wall Street” avesse richieste abbastanza chiare veniva di continuo sollevato, sia da parte dei commentatori progressisti che nella copertura dei mezzi di informazione tradizionali che il movimento riceveva. Questo argomento non è più un problema serio perché, poiché le proteste sono aumentate, il loro obiettivo principale è diventato molto più definito.
Durante la prima settimana c’era un problema reale: quando c’erano appena poche dozzine di persone che occupavano la Freedom Plaza, si evidenziavano le idiosincrasie individuali. Se numerosi dimostranti erano libertari come Ron Paul, o erano ossessionati dall’idea eliminare la Federal Reserve, pochi altri teorizzavano l’idea della cospirazione per spiegare l’11 settembre, e molti altri, se intervistati dai giornalisti rispondevano dicendo, ”Non crediamo alla richieste”, si entrava in crisi sull’efficacia del messaggio.
Ma adesso non c’è più questa situazione. La mobilitazione ha adesso attirato migliaia di persone che hanno dimostrato in seguito all’appello di: “Siamo il 99 per cento.” MoveOn.org ha sintetizzato così: “Che cosa vogliono i dimostranti? Una soluzione alla crisi del lavoro, che il denaro delle grosse imprese resti fuori dalla politica, aliquote fiscali più giuste, e politiche che operino a favore del 99% degli Americani invece che del 1% di chi sta in alto.”
Non dovete però credere sulla parola a una sola organizzazione. Andate su: “We arethe99Percent”.TumbIr.com. Leggete le testimonianze incredibilmente commuoventi che trovate lì e poi ditemi che questa protesta non ha un messaggio.
Per gli osservatori che vogliono lamentele più specifiche o proposte politiche dettagliate, ora abbondano le dichiarazioni, e queste comprendono sia dichiarazioni decise e complete rilasciate dai dimostranti di Wall Street stessi attraverso l’assemblea generale, sia più modesti programmi di riforme offerti, con un pochino di condiscendenza, da personaggi come l’opinionista del New York Times , Nicholas Kristof .
I critici che continuano a preoccuparsi del problema delle richieste, non capiscono. Come ha notato intelligentemente Betsy Reed su Nation, delle liste ben formulate di proposte non garantiscono che le vostre azioni saranno prese sul serio. (Qualcuno si ricorda “The May 12 Coalition –la coalizione del 12 maggio – oppure One Nation Working Together” – Una nazione che lavora insieme- Non troppi si ricordano,malgrado l’ottima organizzazione e il fitto invio di messaggi). Al contrario, azioni come “Occupiamo Wall Street” che di fatto catturano l’immaginazione del pubblico e motivano la partecipazione malgrado vaghe richieste, possono contenere grandi promesse e dovrebbero essere onorate per il potenziale che offrono.
In definitiva, la protesta del movimento contro il potere delle grosse imprese non è diffuso più di quanto lo fosse la denuncia del Tea Party di “big government” (www.camilloblog.it/archivio/2010/02/18/lamerica-non-finisce-mai-di.discutere-sul-big-government). I dimostranti non devono sottilizzare riguardo a quale dovrebbe essere la percentuale esatta dell’aliquota fiscale sulle plusvalenze, o precisamente quanti milioni di dollari di debiti studenteschi dovrebbero essere condonati perché possano avere un effetto: come il Tea Party, la rivolta di un vasto movimento sociale può fare molto per modificare il clima dell’opinione pubblica, qualche cosa che possa essere utile a molte diverse campagne progressiste nel medio e lungo termine. In effetti molte persone che conducono più campagne mirate (con obiettivi più limitati e che possono essere realizzati) si stanno unendo in modo proficuo con la mobilitazione. Questo è un secondo sviluppo promettente:
2. L’occupazione ha riunito una coalizione straordinaria
Quando è iniziato, “Occupiamo Wall Street” era formato da studenti e attivisti indipendenti che hanno risposto a una chiamata all’azione che inizialmente era stata diffusa da Adbusters, ma che ha riscosso un sostegno istituzionale molto limitato. I gruppi principali di sinistra più organizzati, i sindacati, i gruppi delle varie comunità, gli ambientalisti, le organizzazioni basate sulla fede, e simili, non facevano parte della mobilitazione. Questo fatto costituiva un problema, perché faceva pensare che la protesta non avrebbe avuto una portata significativa e avrebbe avuto a disposizione risorse limitate.
Man mano , tuttavia, che le azioni acquistavano slancio, i gruppi istituzionali sono arrivati. A livello nazionale tutti i tipi sono corsi in folla a sostenere “Occupiamo Wall Street”, compreso e non limitato a MoveOn.org e altre associazioni importanti collegate con l’American Dream Movement – Il movimento del sogno americano. A New York City i principali sindacati hanno dichiarato il loro appoggio a “Occupiamo Wall Street” e un e autentico insieme di organizzazioni importanti del lavoro e di varie comunità locali sta marciando verso il distretto finanziario per dimostrare la loro solidarietà.
In una delle tante straordinarie dimostrazioni di unità, la Transit Workers’ Union (Sindacato dei lavoratori dei trasporti) di New York, ha diffuso un’aspra condanna del NYPD (Dipartimento della polizia di New York) in questo ultimo weekend, dopo che la polizia, mentre arrestava 700 dimostranti che sul ponte di Brooklyn, ha requisito tre bus pubblici e ha costretto i membri del Sindacato a trasportare le persone che avevano arrestato. Il presidente del sindacato ha detto: “La sezione 100 del Sindacato dei lavoratori dei trasporti appoggia le proteste di Wall Street ed è profondamente offesa per il fatto che sindaco e il Dipartimenti di Polizia di New York abbiano ordinato agli autisti di trasportare cittadini che stavano esercitando il loro diritto costituzionale di protestare – e che, prima di tutto, non avrebbero dovuto essere arrestati.”
3. Il movimento sta diventando un’ egida per le cause della giustizia economica in tutta la nazione
Mentre il movimento si sta estendendo a tutta la nazione, “Occupiamo Wall Street” sta diventando un’egida tramite la quale la gente arrabbiata per l’avidità delle grosse imprese, può impegnarsi a sostenere tutti gli sforzi possibili di sforzi per creare posti di lavoro con salario minimo, per mettere fine ai pignoramenti e all’abitudine rapace della concessione di prestiti, per giudicare affidabili le banche, per eliminare dalla politica il denaro delle grosse aziende, e promuovere invece la giustizia economica e la democrazia genuina. Come il movimento Tea Party è servito come riferimento generale per lo scontento di chi ha una mentalità conservatrice , “Occupiamo Wall Street” dà al popolo l’occasione di identificarsi con una lotta nazionale mentre porta avanti cause importanti per le comunità locali.
A Boston i gruppi delle varie comunità sono riusciti a unire i loro sforzi per fare insieme le richieste con movimento “Occupiamo Boston”. Analogamente, “Occupiamo Los Angeles”, si è unito con il gruppo denominato Insegnanti Uniti di Los Angeles in una protesta contro le banche in uno dei suoi primi giorni di vita. Gli organizzatori che hanno lavorato a campagne contro le grosse imprese, per mesi e anni, stanno ora cominciando a trarre beneficio dalla nuova energia – e dalla nuova attenzione dei mezzi di informazione – fornite da un movimento che è ora considerato un fenomeno nazionale. “Occupiamo Wall Street”, a sua volta, trae vantaggio ogni volta che un numero maggiore iniziative locali si identificano con il loro sforzo complessivo, quando la loro coalizione si allarga, e la loro credibilità come forza nazionale è rafforzata dall’adesione locale.
Il potenziale per allargare questo tipo di solidarietà è grande, ed è probabile che altri gruppi collegheranno le loro campagne nei prossimi giorni e settimane. Fortunatamente “Occupiamo Wall Street” che ha già fatto notevoli grandi passi, è ancora in evoluzione.
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Photo credit: David Shankbone / Wikimedia Commons.